Le radiolariti rosse di Champlas
Le curiose rocce rosse che si possono osservare tutt’intorno Champlas Seguin e il Monte Cruzeau, sono il prodotto di accumulo, sul fondo dello scomparso Oceano ligure-piemontese, dei resti di piccoli organismi marini vissuti intorno ai 160 milioni di anni fa. Il nome delle rocce radiolariti deriva dagli organismi che le hanno prodotte: i Radiolari. Erano organismi planctonici marini, di forma sferoidale e di piccole dimensioni (al più pochi millimetri). Il loro scheletro, fatto di silicio (minerale del quarzo), presenta una precisa simmetria radiale (da qui il nome). Quando l’organismo moriva le parti molli venivano decomposte, e sul fondo dell’oceano rimanevano miliardi di gusci e scheletri silicei di radiolari. Il progressivo accumulo dei resti di questi organismi è all’origine delle radiolariti.
Partendo da Cesana, percorrere in auto la S.S. 23 in direzione del Sestrieres, svoltare a destra al bivio per Champlas Seguin. Giunti tra le prime case dell’abitato, seguire le indicazioni per il Monte Cruzeau percorrendo poche decine di metri su una strada sterrata, e quindi parcheggiare la vettura a bordo strada. In alternativa si può raggiungere il Monte Cruzeau da Sansicario a piedi o in bici. Il sentiero, in terra battuta, si snoda agevole su un pianoro che porta a raggiungere la cima del Monte Cruzeau che offre un’ottima sosta panoramica sulla Valle di Susa: dal profilo della Val Thuras, al massiccio dello Chaberton, dai fronti di cava di oficalci sul versante sinistro della Dora di Cesana, ai vari fenomeni alluvionali di fondovalle. Dalla punta del Cruzeau, percorrere una traccia di sentiero lungo una dorsale che scende debolmente in direzione del fondovalle. Verso il termine della dorsale piegare a sinistra sul versante meridionale del monte, per seguire, con cautela, tracce di sentiero tra sfasciume e detriti. Si giunge, tra la vegetazione ad alto fusto, su una sella ombrosa. Seguire, quindi, le tracce di sentiero in direzione della vicina S.S. 23 senza scendere di quota, fino a raggiungere la cava Catella (loc. Roche Noire). Giunti sul fondo dell’ampio pianoro, raggiungibile anche in auto dalla S.S. 23, soffermarsi tra le tante rocce rosse (radiolariti) disperse in tutta l’aerea. Attraversare il pianoro verso est e seguire un tracciato tortuoso che costeggia a tratti la statale. Il percorso conduce alla soglia di una piccola depressione in cui sono alloggiati diversi blocchi lavorati di “Marmo verde di Cesana” (oficalci).
Dopo una breve sosta seguire il facile sentiero che in direzione nord-ovest riguadagna la cima verso il punto di partenza. Il percorso risulta di facile accesso, e non presenta particolari problemi di percorrenza. Risulta quindi adatto a tutti, inoltre gli stop sono indipendenti e possono essere comodamente raggiunti anche in macchina dalla S.S. 23 del Sestriere.
Descrizione geologica.
Nel tratto del percorso, dalla fine della strada sterrata fino alla cima del M.te Cruzeau, affiorano, anche nei pressi del sentiero, rocce diverse. Serpentiniti (rocce di colore verde intenso), frammenti di lave basaltiche (verde molto scuro – quasi nere) simili alle rocce del Colletto Verde (itinerario della Val Gimont), oficalci (verde più chiaro – itinerario delle oficalci) e radiolariti (rosso porpora). La posizione reciproca tra le varie rocce non è chiara, sintomo che ci troviamo in una zona che ha subito, nel passato geologico, delle trasformazioni intense. Tutte le rocce condividono però la stessa origine: sono la testimonianza di quello che un tempo (160 milioni di anni fa) era un fondale oceanico. Sulla destra del sentiero, a poche decine di metri dal M.te Cruzeau, le rocce verdi che affiorano (oficalci) sono piegate. Osservando le stesse rocce dalla scarpata verso valle, scopriamo, al di sotto delle oficalci, delle rocce rosso porpora (radiolariti), piegate anch’esse. Qui, come altrove lungo questo itinerario, il contatto tra le radiolariti e le oficalci è evidente, anche grazie alle differenze cromatiche tra i due tipi di rocce.
Il primo stop (A) è sulla cima del M.te Cruzeau, da dove si gode una vasta panoramica sull’Alta Valle di Susa. Tra i tanti spunti, da Ovest verso Est: il profilo glaciale ad U della Valle di Thuras, uno dei siti estrattivi della cava Menconi, il massiccio dello Chaberton, il conoide alluvionale del Grand Vallon sul fondovalle della Dora di Cesana.
Il secondo stop (B) è consigliato lungo tutto il pianoro della località Roche Noire, dove sono frequenti gli affioramenti di radiolariti di un bel rosso porpora intenso. In quest’area gli eventi deformativi alpini hanno “disegnato” nelle radiolariti delle belle pieghe, sottolineate dalle variazioni di colore delle rocce. A ridosso dello stesso pianoro è ancora visibile un fronte di cava di oficalci (cava Catella), roccia conosciuta commercialmente col nome di “Marmo Verde di Cesana”, sfruttata storicamente anche in altri siti nella zona. Il percorso segue verso est in una fitta boscaglia fino a giungere sulla soglia di una piccola depressione a conca. All’interno di quest’ultima trovano alloggio diversi blocchi lavorati del pregiato “Marmo Verde di Cesana” disposti in maniera apparentemente caotica.
Qui è consigliato il terzo stop (C), dove la presenza delle oficalci, originali prodotti di fondo oceanico e quindi risorsa economica locale, funge da richiamo e scenografia ad un suggestivo angolo degno della migliore mitologia celtica.