La Bessa, l’oro dei romani
Ai piedi dell’Anfiteatro morenico di Ivrea giace la Bessa, un immenso accumulo di ciottoli accatastati come le dune di un deserto. In questo paesaggio suggestivo e quasi lunare, si celano gli indizi che consentono al visitatore di decodificare quanto la natura e l’uomo, nel tempo, hanno realizzato in modo sinergico.
Il profilo lineare e spettacolare della Serra e le altre colline moreniche rivelano le tracce dell’enorme Ghiacciaio Balteo, oggi estinto, che un tempo ricopriva la Valle d’Aosta e l’alto Canavese. “Scendendo” a valle come un lentissimo fiume di ghiaccio esso portò con sé ingenti quantità di detriti, strappati per erosione dalle montagne valdostane. Del suo passaggio, alla fine dell’ultima fredda glaciazione, circa 10.000 anni fa, sono così rimasti grandi depositi glaciali. Ai margini della Serra si colloca la Bessa, la cui origine glaciale è suggerita dagli enormi massi erratici; qui, successivamente al ritiro del ghiacciaio, le piene dei torrenti Viona ed Olobbia smantellarono i materiali morenici, dai tratti spigolosi, per formare sempre sul luogo nuovi depositi di sabbie, ghiaie e ciottoli arrotondati.
Per comprendere appieno questo misterioso paesaggio con la sua interminabile distesa di cumuli di ciottoli (ciapei) e lunghi valloni (bunde), bisogna anche considerare l’azione millenaria dell’uomo. Essa ha origine con la scoperta di un enorme tesoro nascosto nelle ghiaie della Bessa: le pagliuzze d’oro trasportate dai ghiacciai e accumulate dall’azione dei corsi d’acqua nel corso di centinaia di migliaia di anni. La storia dei ghiacciai si intreccia così con quella degli antichi Romani che, tra il II e il I sec. a.C., trasformarono l’area in una enorme miniera a cielo aperto (aurifodina) nella quale lavorarono migliaia di persone.
Per avvicinarsi al mondo della Bessa segnaliamo il Centro Visite della Riserva naturale, e l’Ecomuseo dell’oro, entrambi a Vermogno, frazione di Zubiena (BI). Il sentiero “Ciapei parfundà” è specifico per affrontare gli aspetti geologici, storici e archeologici dell’Area protetta; particolare e complementare a questo è il recente sentiero “delle incisioni rupestri”. Si segnala inoltre il sito denominato “del Truch Briengo”, in Mongrando, da dove si possono osservare le formazioni alpine poste a nord della morena, e lungo il quale si trovano i resti di un antico insediamento detto “Il Castelliere”. Altri sentieri approfondiscono maggiormente invece gli aspetti naturalistici, agricoli e forestali.