Sulle tracce del ghiacciaio a ovest di Torino | Meridiani di Gianni Boschis | Geologia e turismo

Sulle tracce del ghiacciaio a ovest di Torino

Apr

01

Ora: 18
Luogo: Salone dei Cavalieri, viale Giolitti 7 Pinerolo

Primo appuntamento del settimo ciclo “Ghiaccio Fragile”
Incontro e presentazione libro “Sacra di San Michele – Sacra Natura”
Ingresso gratuito

Sino a circa 12.000 anni fa, l’attuale territorio torinese era lambito dalla fronte del Ghiacciaio della Valle di Susa. Appena a Ovest della città, le prime colline dell’Anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana ne sono una indelebile testimonianza. Le creste collinari ancor oggi rappresentano il calco del ghiacciaio nei terreni detritici della Pianura Padana e corrispondono alla successione di almeno 3 grandi glaciazioni pleistoceniche.
Racchiusi tra i rilievi glaciali o sporgenti dal basso, numerosi massi erratici documentano l’energia della poderosa lingua di ghiaccio che un tempo percorreva tutta la valle, capace di trasportare tonnellate di roccia monolitica divenuta in seguito: materiale da costruzione, altari e superfici di preistoriche incisioni rupestri, punti di confine e infine palestre di arrampicata (“bouldering”), ma anche semplicemente protagonista di una colorata toponomastica piemontese (Roc di Masc, Pera Furcera, Pera d’la Vulp…).
Le conche scavate dall’azione di erosione del ghiacciaio ospitavano in passato un maggior numero di laghi dei due superstiti di Avigliana e, prima della colonizzazione antropica, facevano parte di un territorio più simile alla tundra artica di quanto si possa oggi immaginare.
Prima che la Scienza facesse definitivamente luce sulla sua origine geomorfologica, questo territorio ha fatto da sfondo alla disputa tra “torrenzialisti” e “glacialisti”, animato dibattito della prima metà del 1800 sulle origini del paesaggio. Pioniere di quest’ultima corrente di pensiero, Bartolomeo Gastaldi ha lasciato il proprio nome legato al grande masso che si può rinvenire nel centro storico di Pianezza alle porte di Torino, smentendo la tesi secondo cui si trattava di un affioramento di serpentinite portato alla luce dall’erosione della Dora Riparia. In seguito il geologo Federico Sacco ebbe il merito di raccogliere questa importante tesi e comprovare definitivamente la genesi glaciale dei massi erratici raccogliendo ulteriori prove a favore del meccanismo di trasporto operato dai ghiacciai, rilevando in modo sistematico e cartografico la morfologia di questo e altri anfiteatri morenici.
L’abbazia della Sacra di San Michele, dall’alto del Monte Pirchiriano, allo sbocco della Valsusa, è un punto panoramico privilegiato per l’osservazione del paesaggio glaciale alle porte di Torino.
Da un lato, verso Ovest, permette di cogliere il profilo a ferro di cavallo della valle, i terrazzi glaciali che ne interrompono la pendenza e, comprendendo anche il Nord, le modeste dorsali rocciose levigate dall’azione abrasiva dell’antico ghiacciaio.
Dall’altro, verso Est, lo sguardo abbraccia quasi per intero l’Anfiteatro di Rivoli-Avigliana con i suoi lineamenti morenici di raccordo con il territorio di Caselette, le pendici del Monte Musinè e la Valmessa.
Al centro di questo paesaggio vi è il Pirchiriano, la cui vetta rocciosa, a 962 metri, si fonde con le pietre dell’abbazia millenaria. Qui affiorano rocce di origine marina, levigate nel corso delle glaciazioni, in parte ricoperte da castagneti e faggeti che cedono gradualmente posto alle conifere, ma anche rifugio di tanti animali selvatici, fra cui la più bassa colonia di camosci di tutte le Alpi, capaci di spingersi sino a fondovalle.
E poi gli arditi terrazzamenti, le cave di pietra verde, i sentieri selciati dalla paziente opera dei montanari: tanti aspetti, piccoli tesori nascosti in via di riscoperta grazie ad una straordinaria rete di percorsi storici oggi in piena rivalutazione turistica e sportiva.
È per questi percorsi che il libro “Sacra di San Michele – Sacra Natura” vi invita a salire sino all’abbazia, a piedi, in MTB o arrampicando sulla emozionante via ferrata.
Un tempo e una fatica ben spesi, alla scoperta del monumento simbolo del Piemonte e della sua meravigliosa corona verde, stimolati dalle pagine di questa guida che compendia anche la descrizione dei principali itinerari di accesso e una comoda cartina.

* Gianni Boschis è geologo, coordinatore per il Piemonte dell’Associazione Italiana di Geologia & Turismo, e divide la sua attività fra l’insegnamento (della Geografia nella scuola superiore), la ricerca sui temi del paesaggio e la pubblicazione di guide di turismo, cultura e natura alpina. gianni.boschis@meridiani.info